Gestione dei Crediti

La Corte di Cassazione, nella sentenza n. 24526/09, stabilisce che la Pubblica Amministrazione è un cattivo pagatore; i giudici chiariscono che “deve essere abbandonato l’indirizzo giurisprudenziale secondo cui gli interessi di mora deducibili ai sensi dell’articolo 71 del Tuir sono quelli per cui è normalmente ammessa la deducibilità a non anche quei crediti che seppure incerti rispetto al tempo dell’incasso non possono essere considerati a rischio di insolvenza, quando il debitore abbia natura e veste pubblica. Lo stato di insolvenza del debitore deve essere rapportato alla situazione fatturale che vede gli enti pubblici pagare con enorme ritardo”. Nel rapporto tra pa e impresa quest’ultima è tenuta a sopportare ” per un tempo non definito né definibile oneri bancari di entità non superiore agli interessi legali che le verranno successivamente riconosciuti e ciò costituisce un incontestabile rischio per le potenzialità economiche dell’attività imprenditoriale”;

Secondo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, è “inaccettabile che lo Stato, che dovrebbe essere il primo pagatore, non paghi o lo faccia con ritardi biblici”; complessivamente tra sanità ed enti locali, i debiti verso le aziende secondo le stime di Confindustria si aggirano sui 70 miliardi di Euro e in assenza dei pagamenti dovuti troppe imprese sono a rischio fallimento. Secondo uno studio del Taiss il monte crediti complessivo ammonta a 60-70 miliardi di Euro, di cui circa il 46% ritardi di pagamento da parte di enti del Sistema sanitario nazionale. Se la direttiva europea del 2000 stabilisce 30 giorni al massimo di ritardo oltre i termini previsti dal contratto tra le parti, in media i giorni di ritardo sono oltre 100; parlando soltanto della Sanità pubblica i tempi medi di pagamento alle aziende fornitrici è addirittura di 247 giorni e per il periodo gennaio 2008-aprile 2009 si arriva a 676 giorni per effettuare i pagamenti per i fornitori del Molise, seguito dai 652 della Calabria, dai 618 della Campania, dai 484 del Lazio, dai 422 della Puglia. Le Regioni più virtuose sono il Friuli (90 giorni), il Trentino Alto Adige (106) e la Val d’Aosta (132);

L’Unione europea ha certificato che lo Stato italiano è il pagatore più lento d’Europa, con 200 giorni di ritardo medio contro la media continentale di 65 giorni. Confartigianato calcola che ben 220mila imprese, pari al 28% di quelle che forniscono beni e servizi alle Pa, lamentano attese superiori ai 4 mesi; Assobiomedica fissa a quota 288 giorni il ritardo medio delle Asl, con punte in Campania in Calabria e in Molise rispettivamente di 600, 700 e 920 giorni;